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La città inospitale: spazi urbani, paure e nuove forme di esclusione sociale nelle metropoli contemporanee

Abstract

Le metropoli contemporanee appaiono sempre più ostili e inospitali a tal punto che a prevalere è ormai da tempo un’immagine della città composta per lo più da quegli spazi che rimuovono la minaccia di qualsiasi contatto sociale. Come “cittadini globali” privilegiamo sostare e attraversare luoghi sempre più anonimi e neutralizzanti il cui obiettivo principale è quello di respingere tutti coloro che rappresentano una sfida incessante alla stabilità dell’ordine del mondo ovvero tutte quelle esistenze clandestine e “disperate” che vagano negli interstizi delle grandi metropoli (Rossi, 2006) e che per questo sono quotidianamente relegate sullo sfondo della vita sociale. È sufficiente percorrere in lungo e largo le strade delle nostre metropoli per rendersi conto della massiccia presenza di arredi urbani concepiti per rendere sempre più difficile la vita di chi vive ai margini come, ad esempio, le panchine anti-clochard e tutta una serie di superfici e di aree della città dotate di sporgenze, di dissuasori, di rastrelliere, di reti metalliche, per impedire a chi vive in strada di sedersi, di dormire e di mangiare. Si tratta di una vera e propria “città punitiva” (Foucault, 1993) che attraverso un’inedita “architettura ostile” trasforma le metropoli contemporanee in luoghi sempre meno accessibili per i più poveri e, in generale, per tutti quei gruppi sociali considerati come pericolosi, inutili e indesiderati. Il contributo mira ad analizzare queste inedite strategie di esclusione sociale e soprattutto a riflettere sulle conseguenze che esse producono sulla “normale” vita di città.

 

Parole chiave

città, disuguaglianza, povertà, esclusione sociale, paura, stigma

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